Progettisti e affini

Silvano Zorzi

Silvano Zorzi

(1921 – 13 marzo 1994)
È stato un ingegnere italiano e uno dei più apprezzati progettisti di ponti del XX secolo.
Laureatosi nel 1945 in Ingegneria delle Costruzioni presso l’École Polytechnique di Losanna e in ingegneria civile idraulica presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Padova, è titolare dal 1950 di uno studio professionale specializzato in costruzioni in cemento armato.
Nel 1961 fondò la Società IN.CO. (Ingegneri Consulenti) con uffici a Milano, Venezia e Roma, specializzata in progettazione e direzione lavori per opere civili e industriali. La sua attività professionale è incentrata sulla progettazione di ponti e viadotti, canali e gallerie, opere marittime (moli, pontili e bacini), strutture industriali e sportive.

Nel 1982 è nominato membro dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine. Negli anni Sessanta è tra i primi in Italia ad affrontare nella progettazione di ponti e viadotti il sistema della costruzione a sbalzo; nei manufatti industriali, marittimi e impantistici ricerca soluzioni tipologiche attraverso il disegno di componenti costruttivi prodotti industrialmente. Tutta la sua produzione muove dalla consapevolezza che i manufatti dell’ingegneria siano architetture permanenti del paesaggio e quindi ne ricerca la leggerezza strutturale, costruttiva e figurativa. Ha collaborato con architetti del calibro di Luigi Figini, Gino Pollini e Vittorio Gregotti.
Nel corso del 1995 gli è stata conferita la medaglia d’oro alla memoria dell’Aicap come “sentito riconoscimento per la sua figura straordinaria di studioso e di progettista che tanti contributi ha fornito allo sviluppo dell’Ingegneria delle costruzioni”.

Fonte: Wikipedia

Passerella per la cementeria “Italcementi” di Rezzato-Mazzano (Brescia), 1963
La passerella serve da collegamento tra la cementeria dell’Italcementi e l’impianto primario di frantumazione delle marne, essa è destinata sia a sostenere il nastro per il trasporto del materiale che a permettere il passaggio pedonale.
L’impalcato scatolare è stato gettato in cemento bianco ad alta resistenza, le pile in cemento comune ad alta resistenza. Era la prima volta che in Italia veniva impiegato il cemento bianco in strutture di calcestruzzo armato precomprempresso su grandi luci.
La precompressione è stata applicata gradualmente: una prima tesatura dei cavi a 33 chilogrammi per centimetro quadrato è stata operata a 3 giorni dal getto, onde attribuire al calcestruzzo una modesta compressione sufficiente ad evitare qualsiasi fessurazione per ritiro; una seconda precompressione è stata applicata a 14 giorni di stagionatura dei getti, in modo da consentire il disarmo e il recupero delle centine. La precompressione totale è stata applicata infine a 28 giorni di stagionatura dei getti.

Fonte: Silvano Zorzi – Ingegnere 1950-1990 a cura di Angelo Villa